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Chiodi di garofano

I chiodi di garofano sono i boccioli essiccati di una pianta sempreverde, l’Eugenia caryophyllata (anche Syzygium aromaticum), appartenente alla famiglia delle Mirtacee ed originaria delle Molucche. In seguito la pianta fu importata nelle Antille, in Africa orientale e in Cina; in quest’ultima nazione venivano utilizzate dai medici e anche per profumare l’alito di chi si doveva rivolgere all’imperatore. La pianta si diffuse in Europa a partire dal IV secolo.

Attualmente l’Eugenia caryophyllata è particolarmente coltivata in Indonesia, in alcuni Paesi del Sud Africa, nelle Filippine, nel Sud America e anche nello Sri Lanka. È possibile coltivarla anche nel nostro Paese, ma occorre dedicarle una certa attenzione (per i dettagli sulla coltivazione si veda l’articolo specifico).

La pianta in questione può arrivare a misurare anche 15 m di altezza, anche se le piante coltivate vengono mantenute su altezze decisamente inferiori, 5-6 m al massimo. L’Eugenia caryophyllata ha un fusto caratterizzato da una corteccia liscia di color grigiastro dalla quale si dipartono rami di ragguardevole dimensione. Le foglie giovani sono di un colore rosato, ma con il tempo acquistano una colorazione verde-brillante.

Una volta terminata la stagione delle piogge, fanno la loro comparsa i boccioli floreali; questi, inizialmente, hanno una colorazione giallo-verde, virano poi verso il rosa per poi diventare rossi quando raggiungono la maturità. È quando iniziano ad acquistare un colore rosaceo che viene effettuata la loro raccolta per ottenere una delle spezie più utilizzate al mondo, i chiodi di garofano appunto. La pianta entra nel ciclo produttivo dopo circa cinque anni di età ed è possibile sfruttarla con una certa resa per circa quindici anni.

I chiodi di garofano devono il loro curioso nome al fatto che una volta che sono essiccati, i boccioli della pianta hanno una certa somiglianza con i chiodi e il loro odore ricorda quello del garofano comune.

I chiodi di garofano in cucina

chiodi di garofano

I chiodi di garofano hanno un odore molto intenso e aromatico; il sapore dell’olio essenziale è decisamente pungente e molto speziato. L’olio che viene ricavato dai boccioli è di colore giallo chiaro, a differenza di quello ricavato dalle foglie che tende al marrone scuro; l’olio può essere estratto anche dai rami e anch’esso ha una colorazione giallastra.

In ambito culinario i chiodi di garofano vengono utilizzati variamente: per aromatizzare la frutta cotta, i dolci (per esempio il pampepato, il pandolce e i mustaccioli), le salse, i vini (tipico esempio è il vin brulé), i liquori, gli infusi, gli arrosti, gli stufati e alcune pietanze a base di selvaggina.

I chiodi di garofano sono una delle spezie facenti parte del garam masala, il noto mix di spezie tipico della cucina indiana e di quella pakistana.

Chiodi di garofano e vin brulé

Il vin brulé (anche vin chaud in francese o mulled wine in inglese) è una bevanda calda a base di vino rosso, zucchero e spezie che nel nostro Paese viene consumata soprattutto nel Nord Italia, in particolar modo nel periodo dell’Avvento (il tempo liturgico che, in molti riti cristiani, precede il Natale ed è preparatorio allo stesso). La sua preparazione è piuttosto semplice e veloce. Occorrono un litro di vino rosso ben corposo, otto chiodi di garofano, mezza noce moscata grattugiata al momento, due stecche di cannella, un limone, un anice stellato, 200 g di zucchero e un’arancia.

La preparazione della bevanda inizia tagliando sottilmente le scorze del limone e dell’arancia (si deve fare attenzione a non prendere anche l’albedo, ovvero la parte bianca della buccia che renderebbe eccessivamente amara la bevanda); a questo punto, si versano i 200 g di zucchero, le scorze dei due agrumi, le spezie e il vino rosso in una pentola di acciaio dai bordi non eccessivamente alti. A questo punto si mette il recipiente sul fuoco e lentamente si porta il liquido a ebollizione facendolo bollire per circa 5 minuti e mescolando il tutto fino a che lo zucchero non si è completamente sciolto. Appena terminata questa operazione, si avvicina una fiamma alla superficie del liquido; l’alcol si infiammerà e lo si lascerà bruciare finché il fuoco non si spegnerà spontaneamente. Non appena il fuoco sarà completamente spento, si dovrà filtrare il vin brulé con un colino a maglie molto fitte e poi lo si servirà quando è ancora ben caldo.

I chiodi di garofano in fitoterapia

La coltivazione dei chiodi di garofano.

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