Il cerfoglio (Anthriscus cerefolium) è una pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle Apiacee (note anche come Ombrellifere); nell’aspetto è molto simile al prezzemolo. Può raggiungere una lunghezza variabile dai 40 ai 70 cm circa; ha foglie di color verde chiaro a lamina suddivisa che ricordano, in piccolo, quelle delle felci; ha fiori bianchi e frutti ovali lunghi circa un cm. Il profumo del cerfoglio è abbastanza simile a quello dell’anice.
La pianta cresce spontaneamente nei terreni freschi e ombreggiati. Si ritiene sia originario di una zona compresa fra il Medio oriente e il Caucaso. In Europa veniva già utilizzato dai romani che ne apprezzavano le qualità terapeutiche, come espettorante; in seguito il suo utilizzo medicinale ha assunto un’importanza forse eccessiva in rapporto alle reali qualità della pianta.
In ambito fitoterapico il cerfoglio viene consigliato, per uso interno, per trattare reumatismi, eczemi, ittero, idropisia, gotta e coliche epatiche, mentre per uso esterno viene utilizzato soprattutto per il trattamento di blefarite e congiuntivite, ma anche per curare contusioni, punture di insetti e geloni. In passato il decotto di cerfoglio veniva usato per lavare le zone arrossate dei neonati.
Il cerfoglio in cucina
L’utilizzo culinario del cerfoglio è sostanzialmente quello che generalmente si fa del prezzemolo.
Fresco o essiccato (ma quest’ultimo non è l’utilizzo ottimale) viene usato per insaporire pietanze a base di legumi e insalate, frittate, salse verdi e carni bollite. È un ingrediente importante della famosa salsa béarnaise, assieme al dragoncello, all’aceto, al vino bianco, al burro e ai tuorli d’uovo.
L’aggiunta del cerfoglio alle pietanze dovrebbe avvenire a fine cottura così da preservarne meglio l’aroma.
C’è chi utilizza i rametti di cerfoglio per metterli nei mobili della cucina allo scopo di tenere lontane le formiche.