Halibut è un termine anglosassone che identifica diversi pesci piatti appartenenti a varie famiglie (per esempio, Paralichthyidae, Pleuronectidae e Psettodes); fra le varie specie, la più nota è quella dell’halibut atlantico (Hippoglossus hippoglossus); altre specie abbastanza diffuse sono l’halibut pacifico, quello nano e quello della Groenlandia. Può raggiungere dimensioni notevoli (fra i vari tipi di pesce piatto è quello più grande e sono comunissimi gli esemplari che superano i 100 kg); è tipico delle acque fredde del Nord e la sua pesca è di notevole importanza per l’economia ittica di diversi Paesi.
L’halibut è un pesce dal colore bruno sulla parte superiore e bianco su quella inferiore; la pelle è interamente ricoperta di piccolissime squame. È un pesce predatore, molto aggressivo; inizialmente si nutre di crostacei e altri organismi acquatici; da adulto, invece, caccia aringhe, merluzzi, paguri, polpi, salmoni, passere, altri halibut ecc. A sua volta viene cacciato da orche, leoni marini e squali salmone.
La pesca
Come già accennato nella parte iniziale dell’articolo, la pesca dell’halibut ha un notevole impatto positivo sull’economia dei Paesi nordici; le zone che vengono più sfruttata per la cattura di questo pesce sono le acque dell’Alaska, della Groenlandia, della Norvegia e anche quelle del Canada; vengono utilizzate varie tecniche fra cui, purtroppo, anche quella con reti a strascico, sistema che contribuisce notevolmente a danneggiare l’ecosistema (in primis perché si annientano varie colonie ittiche e, in secondo luogo, perché questo sistema di pesca danneggia in modo significativo i fondali marini). L’halibut ha rappresentato una fonte alimentare importantissima per i nativi americani e canadesi.
La pesca intensiva ha portato nel corso degli anni a una drastica riduzione della popolazione dell’halibut tant’è che in alcune zone è, di fatto, una specie che rischia la totale estinzione.
Halibut – Valori nutrizionali
Dal punto di vista nutrizionale, si tratta di un pesce che ha sicuramente caratteristiche molto interessanti; è un alimento ipocalorico, magro, con un notevole apporto di proteine e privo di carboidrati; per quanto riguarda i valori nutrizionali non tutte le fonti riportano i medesimi valori; la maggioranza di esse gli attribuisce un apporto calorico di 91 kcal/100 g (proteine 18,56 g; 93,31% e lipidi 1,33 g; 6,69%); la quota di colesterolo per 100 g di prodotto è di 49 mg; la quantità di sodio è di 68 mg; quelle di potassio e di fosforo sono rispettivamente di 435 e 236 mg; valori più bassi per quanto riguarda il magnesio (23 mg) e il calcio (appena 7 mg).
Per quanto riguarda i grassi, l’halibut è una discreta fonte di omega-3, anche se altri tipi di pesce, come per esempio, la sardina, l’aringa e lo sgombro ne sono più ricchi.
Per quanto riguarda le vitamine, sono presenti la vitamina A, la vitamina E e diverse vitamine del gruppo B; assente invece la vitamina C.
100 g di halibut apportano circa 91 kcal
L’halibut in cucina
L’halibut è un pesce tipico delle acque nordiche e, ovviamente, nel nostro Paese lo si trova surgelato o affumicato; negli ultimi anni l’interesse verso questo alimento è cresciuto molto.
Fortunatamente è un pesce che ben sopporta lavorazione e trasporto e quindi la sua carne, dal colore bianco e che si caratterizza per una certa consistenza, non perde troppo delle sue caratteristiche; generalmente è molto gradito anche dai più piccoli. Nei Paesi scandinavi viene spesso servito in occasioni importanti (matrimoni, cene formali, festività natalizie ecc.).
È un pesce adattissimo alle verdure; è ottimo quando viene cucinato insieme a patate e peperoni; è buonissimo anche abbinato ai funghi e accompagnato da salse dal sapore delicato.
Una ricetta molto particolare è quella del filetto di halibut con il miele caramellato e con le erbe aromatiche.
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