L’acqua minerale è spesso la protagonista di spot pubblicitari che hanno lo scopo di distinguere i prodotti migliori fra le varie marche proposte dal mercato.
Secondo un decreto del 1992 (il n. 105 del 25/1/1992) sono dette minerali le acque che “avendo origine da una falda o da un giacimento sotterraneo, provengono da una o più sorgenti naturali o perforate e che hanno caratteristiche igieniche particolari e, eventualmente, proprietà favorevoli alla salute”.
In passato le acque minerali venivano soprattutto utilizzate per le loro proprietà curative; man mano che si è assistito a un globale miglioramento delle condizioni economiche delle famiglie associato all’aumento dei timori legati all’inquinamento idrico, le acque minerali si sono con il tempo ritagliate un posto sempre più importante nell’alimentazione giornaliera degli italiani.
Un po’ di numeri
L’Italia è uno dei principali consumatori di acqua minerale.
Secondo le stime di Mineracqua (la Federazione Italiana delle Industrie delle Acque Minerali), nel 2015 il consumo è cresciuto di quasi l’8% rispetto al 2014; si è infatti passati 193 a 208 litri pro-capite (consumo più alto in Europa). La produzione in litri è stata di 13,8 miliardi per un giro di affari complessivo di 2,7 miliardi di euro.
La parte del leone la fanno le acque minerali naturali lisce (67%); seguono, a notevole distanza, le acque frizzanti (17%) e le effervescenti naturali (16%). Le stime per il 2016 sono in linea con i risultati del 2015.
Anche tornando un po’ indietro nel tempo, i dati erano già abbastanza significativi. Nel 2009, per esempio, furono imbottigliati circa 12,4 miliardi di litri di acqua.
Nel 1980 il consumo di acqua minerale si attestò sui 47 litri pro capite; a partire da quell’anno fino ad arrivare al 2003 il consumo è progressivamente aumentato toccando in quell’anno i 190 litri pro capite. Dal 2004, poi, i dati sono stati leggermente altalenanti, ma, mediamente, i consumi sono abbastanza stabili. Un primo picco dei consumi fu toccato negli anni 2006 e 2007 con 193 litri pro capite. Il notevole aumento registrato negli ultimi 30 anni è dovuto anche al fatto che l’acqua minerale naturale viene usata sempre più spesso anche per cucinare, nelle macchine per caffè ecc.
Nel nostro Paese sono presenti circa 140 stabilimenti che imbottigliano oltre 260 marche di acqua minerale.
Sempre in base alle stime di Mineracqua il settore delle acque minerali esprime nel nostro Paese una occupazione diretta di circa 7.000 dipendenti, cui vanno aggiunti i circa 30.000 occupati nell’indotto (fornitura di packaging, servizi di trasporto e logistica, distribuzione e vendita nel dettaglio e nei pubblici esercizi).
Per quanto riguarda la ripartizione delle vendite nelle varie aree geografiche, il consumo appare omogeneo in tutto il Paese, con l’eccezione del Nord-Est. Infatti, in testa troviamo il Nord-Ovest con il 28,9%, seguito dal Sud con il 27,8%, dal Centro-Sud + Sardegna con il 25% e, infine, dal Nord-Est con il 18,3%.
Si tratta di cifre senz’altro molto significative, così come è significativo l’impatto ambientale legato sia al trasporto dei circa 6 miliardi di bottiglie sia al loro successivo smaltimento. Secondo le stime di Legambiente e Altreconomia, per lo smaltimento annuo di un numero così elevato di bottiglie in plastica sono necessarie 450-mila tonnellate di petrolio e l’emissione di oltre 1,2 milioni di tonnellate di anidride carbonica.
Acqua minerale: classificazioni
In base a quanto riportato sul già citato D.L. 25/1/1992 n.105 (modificato dal D. Lgs 339/99 in attuazione della Direttiva 96/70/CE) si possono suddividere le acque minerali in categorie rifacendosi al cosiddetto residuo fisso (vedasi paragrafo successivo); in base a tale criterio si distinguono:
- acque minimamente mineralizzate
- acque oligominerali (o leggermente mineralizzate)
- acque ricche di sali minerali.
Un’acqua minerale può essere definita minimamente mineralizzata quando il residuo fisso è inferiore a 50 mg/L; nel caso in cui il residuo fisso sia compreso fra 50 e 500 mg/L l’acqua minerale è oligominerale (o leggermente mineralizzata); se invece il residuo fisso è superiore ai 1.500 mg/L si parla di acqua ricca di sali minerali.
Nel caso in cui il residuo fisso sia compreso tra 501 e 1.500 mg/L, il decreto in questione non fornisce specifiche denominazioni.
Lo stesso decreto indica una classificazione per categoria facendo riferimento alla concentrazione di specifici sali minerali; in base a tale criterio si possono avere le seguenti denominazioni:
- acqua minerale contenente bicarbonato (presenza di bicarbonato superiore a 600 mg/L)
- acqua minerale solfata (presenza di solfati superiore a 200 mg/L)
- acqua minerale clorurata (presenza di cloruro superiore a 200 mg/L)
- acqua minerale calcica (presenza di calcio superiore a 150 mg/L)
- acqua minerale magnesiaca (presenza di magnesio superiore a 50 mg/L)
- acqua minerale fluorata (presenza di fluoro superiore a 1 mg/L)
- acqua minerale ferruginosa (presenza di ferro bivalente superiore a 1 mg/L)
- acqua minerale acidula (presenza di anidride carbonica libera superiore a 250 mg/L)
- acqua minerale sodica (presenza di sodio superiore a 200 mg/L)
- acqua minerale indicata per le diete povere di sodio (presenza di sodio è inferiore a 20 mg/L).
Acque minerali: esistono differenze?
Esiste veramente una differenza marcata fra le varie acque minerali?
Innanzitutto vediamo i parametri che le distinguono ovvero il residuo fisso e la durezza in gradi francesi.
Il residuo fisso – È quello che si ha portando l’acqua a una temperatura di 180 °C. È indicato in mg/l. Sono dette oligominerali se contengono una quantità di sali inferiore a 500 mg/l, minerali fra 500 e 1.500 mg/l e fortemente minerali oltre i 1.500 mg/l. L’Unione europea ha fissato precise quantità per alcuni inquinanti delle acque minerali (arsenico, cadmio, cromo), anche se i limiti sono meno rigidi di quelli applicati per l’acqua potabile. I più comuni micronutrienti contenuti sono il calcio, il sodio, il ferro, lo zolfo, il magnesio, il fluoro e i bicarbonati.
pH – Il pH indica il grado di alcalinità (o di acidità) dell’acqua. Inferiore a 7, l’acqua è acida, mentre oltre 7 l’acqua è alcalina.
Durezza in gradi francesi – La durezza, che si esprime in gradi francesi (°F), indica la presenza di calcio e magnesio nell’acqua, cioè se un’acqua è più o meno calcarea. In base alle normative CEE le acque con durezza inferiore ai 30 °F sono considerate “dolci”, cioè con poco calcare. Per approfondire l’argomento si consulti il nostro articolo Durezza dell’acqua.
Ritornando alla domanda introduttiva si può tranquillamente affermare che per la salute non esistono differenze sostanziali fra le acque minerali commerciali.
Sostenere che il tipo di acqua può essere un farmaco è scientificamente inesatto, una volta che si sia appurato che l’acqua è batteriologicamente pura e che non contiene troppi sali (d’altra parte non potrebbe essere commercializzata se fosse altrimenti). Il tipo e le piccole dosi di sali contenuti nelle diverse marche non sono in grado di curare nulla; anche le supposte qualità diuretiche e depurative sono un clamoroso falso scientifico, se attribuite a un tipo di acqua in particolare: è chiaro che bere diversi litri di acqua al giorno non può che avere effetti diuretici.
Pertanto le indicazioni di usare acque ricche di solfati e di magnesio contro la stipsi, di usare acque bicarbonato-calciche nei problemi di acidità gastrica, acque fluoriche per prevenire la carie o acque ferruginose per prevenire l’anemia appaiono troppo ottimistiche, rimedi un po’ datati.
Anche il consiglio di limitare l’uso di acque minerali ricche di sodio nell’ipertensione e per evitare la ritenzione idrica è spesso sopravvalutato.
Il consiglio più logico per una persona in buona salute è:
come acqua minerale si scelga una comune acqua oligominerale.
Una particolare avvertenza può essere espressa sul contenitore: meglio quello di vetro rispetto a quello di plastica che in passato ha dato parecchi problemi per lunghe e inidonee conservazioni (per esempio al caldo). Non tutti i contenitori in plastica si devono però condannare: la plastica PVC può rilasciare microdosi di cloruro di vinile, a differenza del polietilene (PET) che è considerato sicuro.
Acqua minerale: gassata o naturale?
Questa domanda è già più pratica rispetto alla prima. A prescindere da considerazioni organolettiche, l’acqua minerale gassata (addizionata cioè di anidride carbonica) si conserva più a lungo (il gas impedisce lo sviluppo di microrganismi) ed è più dissetante, ma se il corpo ha bisogno di acqua si finirà comunque con il berne la stessa quantità, a meno di non opporsi stoltamente a questo bisogno (magari per sperare di dimagrire).
L’acqua gassata può essere giustificata proprio perché evita un reintegro idrico troppo veloce; d’altro canto molti non la sopportano per problemi gastrici. Una soluzione intermedia costituita da acque gassate naturalmente può essere una valida soluzione.
Approfondimenti: Acqua – Potabilità dell’acqua – Depurazione delle acque – Depuratori a osmosi inversa.
Dal database del Ministero americano dell’agricoltura
Acqua minerale
Scarto: 0%
Nutrienti | Unità | Valore per 100 g | Numero di campioni | Errore std. |
---|---|---|---|---|
Principali | ||||
Acqua | g | 99.98 | 8 | 0.008 |
Calorie | kcal | 0 | 0 | |
Calorie | kJ | 0 | 0 | |
Proteine | g | 0.00 | 0 | |
Lipidi | g | 0.00 | 0 | |
Ceneri | g | 0.07 | 8 | 0.013 |
Carboidrati (per differenza) | g | 0.00 | 0 | |
Fibre | g | 0.0 | 0 | |
Zuccheri | g | 0.00 | 0 | |
Minerali | ||||
Calcio, Ca | mg | 10 | 1 | |
Ferro, Fe | mg | 0.00 | 6 | 0.002 |
Magnesio, Mg | mg | 2 | 1 | |
Fosforo, P | mg | 0 | 0 | |
Potassio, K | mg | 0 | 1 | |
Sodio, Na | mg | 2 | 1 | |
Zinco, Zn | mg | 0.00 | 0 | |
Rame, Cu | mg | 0.007 | 0 | |
Selenio, Se | mcg | 0.0 | 0 | |
Vitamine | ||||
Vitamina C, acido ascorbico | mg | 0.0 | 0 | |
Tiamina (B-1) | mg | 0.000 | 0 | |
Riboflavina (B-2) | mg | 0.000 | 0 | |
Niacina (B-3) | mg | 0.000 | 0 | |
Acido pantotenico (B-5) | mg | 0.000 | 0 | |
Vitamina B-6 | mg | 0.000 | 0 | |
Folati, totale | mcg | 0 | 0 | |
Acido folico | mcg | 0 | 0 | |
Folato, alimentare | mcg | 0 | 0 | |
Folato, DFE | mcg_DFE | 0 | 0 | |
Vitamina B-12 | mcg | 0.00 | 0 | |
Vitamina B-12, aggiunta | mcg | 0.00 | 0 | |
Vitamina A, UI | UI | 0 | 0 | |
Vitamina A, RAE | mcg_RAE | 0 | 0 | |
Retinolo | mcg | 0 | 0 | |
Vitamina E (alpha-tocoferolo) | mg | 0.00 | 0 | |
Vitamina E, aggiunta | mg | 0.00 | 0 | |
Vitamina K (fillochinone) | mcg | 0.0 | 0 | |
Lipidi | ||||
Acidi grassi, saturi | g | 0.000 | 0 | |
4:0 | g | 0.000 | 0 | |
6:0 | g | 0.000 | 0 | |
8:0 | g | 0.000 | 0 | |
10:0 | g | 0.000 | 0 | |
12:0 | g | 0.000 | 0 | |
14:0 | g | 0.000 | 0 | |
16:0 | g | 0.000 | 0 | |
18:0 | g | 0.000 | 0 | |
Acidi grassi, monoinsaturi | g | 0.000 | 0 | |
16:1 non differenziato | g | 0.000 | 0 | |
18:1 non differenziato | g | 0.000 | 0 | |
20:1 | g | 0.000 | 0 | |
22:1 non differenziato | g | 0.000 | 0 | |
Acidi grassi, polinsaturi | g | 0.000 | 0 | |
18:2 non differenziato | g | 0.000 | 0 | |
18:3 non differenziato | g | 0.000 | 0 | |
18:4 | g | 0.000 | 0 | |
20:4 non differenziato | g | 0.000 | 0 | |
20:5 n-3 | g | 0.000 | 0 | |
22:5 n-3 | g | 0.000 | 0 | |
22:6 n-3 | g | 0.000 | 0 | |
Colesterolo | mg | 0 | 0 | |
Altro | ||||
Alcol etilico | g | 0.0 | 0 | |
Caffeina | mg | 0 | 0 | |
Teobromina | mg | 0 | 0 | |
Carotene, beta | mcg | 0 | 0 | |
Carotene, alpha | mcg | 0 | 0 | |
Criptoxantina, beta | mcg | 0 | 0 | |
Licopene | mcg | 0 | 0 | |
Luteina + zeaxantina | mcg | 0 | 0 |
LA MAIL
Dott. Albanesi, ultimamente si sente parlare di apparecchi in grado di filtrare l’acqua del rubinetto. È possibile? 0ppure è un altro modo per fare soldi?
Che sia possibile filtrare l’acqua del rubinetto è certo. Bisogna chiedersi se sia utile.
I problemi sono due:
a) la potabilità batteriologica
b) le sostanze inorganiche presenti.
Sul primo punto si fa del terrorismo ecologico. Le acque potabili per legge devono avere concentrazione batterica (coliformi e streptococchi) nulla.
Leggi l’articolo sulla potabilità.
Anche per le sostanze inorganiche ci sono dei limiti ben precisi. I nitrati sono le sostanze più chiacchierate. Premesso che non sono così nocivi come i nitriti, bisogna rilevare che il limite MASSIMO per litro di acqua è di 50 mg (consigliato 5 mg) mentre in un etto di un insaccato conservato con nitriti/nitrati (quasi tutti) ce ne sono in media SICURAMENTE 150, spesso in aggiunta ai nocivi nitriti. Mediamente ci vogliono circa 10 litri di acqua (15 mg di nitrati) per assumere i nitrati di un etto di insaccato. Se si pensa che poi molta dell’acqua di cucina è comunque buttata (oltre il 70%, per esempio nella cottura della pasta, nelle bolliture ecc.) è ragionevole pensare che ci vogliano 30-50 litri di acqua per persona per assumere i nitrati assunti mangiando un etto di insaccato. Sorrido a tutti quelli che terrorizzati installano depuratori e poi si mangiano quasi quotidianamente le loro belle fette di salame nostrano conservato con nitrati o, peggio, con nitriti. Se negli insaccati i nitrati sono inutili (si può conservare in altro modo), nell’acqua sono “naturali” e fanno parte di quella quota che il nostro organismo sa gestire. Del resto tutti i vegetali verdi a foglia larga (peggio se di serra) ne contengono.
AGGIORNAMENTO
Ho ricevuto tre mail di utenti soddisfatti del depuratore che criticavano la mia posizione.
Devo premettere che non sono contro i depuratori, rilevo solo che non sono oggetti così fondamentali come vorrebbero far credere le aziende produttrici. Se in alcune zone d’Italia l’acqua è veramente pessima, in moltissime altre è più che accettabile e la scelta del depuratore ha motivazioni esclusivamente psicologiche. Non a caso molti produttori di depuratori fanno leva sugli “elementi nocivi” presenti nell’acqua.
Vediamo alcune osservazioni.
> Il residuo fisso praticamente si azzera, passando da 300-400 mg a 10-20.
Penso che sia chiaro che il residuo fisso non è rappresentato dai soli nitriti/nitrati. In moltissime zone d’Italia il residuo fisso è di 200 mg/l con al massimo 40 mg di nitrati e senza nitriti; molte acque minerali hanno lo stesso residuo fisso. Addirittura il residuo fisso svolge un’azione positiva perché è un’integrazione al calcio spesso carente nella nostra alimentazione.
> I cibi cucinati con l’acqua depurata hanno più gusto.
Se nelle zone più disgraziate è possibile accorgersi della differenza dell’acqua bevuta a sé (o con il classico tè), sfido chiunque ad accorgersi della differenza di una pasta preparata con acqua depurata e con acqua non depurata. Questo perché i sali contenuti in essa sono paragonabili del tutto a quelli di molte acque minerali con lo stesso residuo fisso. Inoltre l’ebollizione rende volatili gas disciolti come il cloro e fa precipitare sali come i bicarbonati. Infine il sugo della pasta, se è sufficientemente forte (leggasi buono), copre il sapore dell’acqua. È impensabile che i 300 mg dei sali dell’acqua rovinino la pasta, quando spesso la stessa quantità di erbe e spezie molto forti non si sente nemmeno al palato di un esperto.
Insomma penso che la pasta sia più buona perché “si sa” che è fatta con acqua depurata e il concetto di depurato psicologicamente è positivo.
> Spinge a bere di più.
Nella mia filosofia alimentare una persona sana deve bere quando ha sete e basta (vedasi regola 17 della dieta italiana). Le persone che non bevono abbastanza (tranne gli anziani) sono spesso persone che hanno uno stile di vita troppo sedentario e un’alimentazione non ottimale. Anziché dir loro di bere di più, sarebbe opportuno consigliare di mangiare meno, meglio e di fare sport.
> Si riduce l’inquinamento ambientale dovuto allo smaltimento delle bottiglie di plastica.
Si deve considerare che non tutti sono disposti a una spesa iniziale di 1.500 euro (che è ammortizzata velocemente solo se, per cucinare, si sostituisce l’acqua del rubinetto con acqua minerale naturale, cosa che pochissimi fanno) e che moltissime persone scelgono l’acqua minerale perché gasata.
Sinceramente non mi va di fare del terrorismo ecologico (depura l’acqua altrimenti chissà cosa ti capiterà!) e di spingere una famiglia a basso reddito che vive benissimo facendo la pasta con l’acqua del rubinetto a spendere 1.500 euro. Penso che sia una scelta possibile, ma non necessaria.
Addolcire le acque?
Vorrei precisare che per addolcire l’acqua, in genere si usa un sistema di trattamento con resine a scambio ionico perché è il metodo più efficiente; tale sistema è dotato di una scorta di sale (cloruro di sodio) che permette di rigenerare le resine che catturano Ca, Mg ed in genere ioni con carica positiva. Il risultato al rubinetto è che un acqua addolcita ha sì un basso contenuto di calcio e magnesio, catturati dalle resine, ma ha un alto contenuto di sodio e pertanto al gusto è salata, tanto da non poter essere usata per bere, soprattutto quando le resine state sono rigenerate da poco tempo. Quindi un’acqua addolcita ha pochi gradi di durezza, ma non è potabile poiché ha un contenuto in sodio superiore a quello previsto dal decreto legislativo 31/2001 (200 mg/l) e ancora più elevato tanto più alta è la durezza da abbattere. I tecnici installatori fanno sempre presente tale limite all’utente finale.
I “depuratori” installati per poter bere l’acqua di rubinetto senza togliere sali minerali, ma togliendo solo inquinanti tipo idrocarburi, tensioattivi, metalli comunque presenti come il cromo, disinfettanti e batteri eventualmente catturati nel tragitto dal depuratore al rubinetto, sono quelli a carboni attivi e lampada UVC che, a detta del Ministero della Sanità che li certifica, riescono a migliorare l’acqua dell’acquedotto. Un buon sistema di trattamento delle acque si trova a partire da 850 Euro e in circa 4 anni si ammortizza la spesa viva dell’acqua minerale senza considerare il trasporto e lo stoccaggio di questa nella propria abitazione. Jacopo Gori.